| Tratto da "Nirvana. Kill Your Friends - Testi commentati" di Gianluca Polverari e Andrea Prevignano
La vita ad Aberdeen era grigia. Pioveva sempre, c’era un forte malessere dettato dal mercato del legno in crisi con la conseguenza che molti boscaioli della zona si ritiravano nei pub ad affogare nell’alcool i problemi. Dunque una terra isolata seppur non troppo distante dai sopracitati centri più vivi intelletualmente, un luogo che si presentava privo di stimoli e tentatore di rifugio nelle droghe, se non peggio. Infatti nella prima metà degli anni ‘80 il tasso di suicidi fu molto alto. Uno studio governativo operato del Centro del contollo delle Malattie (Cdc) evidenziò come tra il 1980 e il 1995 il tasso stesse sempre più aumentando negli States colpendo soprattutto i più giovani tra i 15 ed i 19 anni. Il dato che colpì fu come anche i ragazzi di colore avessero raggiunto numericamente i coetanei bianchi nella scelta del tragico gesto con una percentuale di crescita del 114%. Il sud detenne questo triste primato (214%). Tra le probabili cause dell’incremento il Centro asserì che: “l’esposizione di giovani neri alla povertà, alle scarse opportunità educative, alla discriminazione potrebbe aver influenzato negativamente le loro aspettative riguardo il futuro e, conseguentemente, potenziato la predisposizione al suicidio”. Il metodo finale adottato da entrambe le razze fu quello tramite armi da fuoco (66%), seguito da quello per strangolamento (20%). Novoselich disse: “Aberdeen è il regno della tristezza. Questo luogo sconta soprattutto il fatto di essere un limite invalicabile: c’è Seattle, poi Olympia, poi Aberdeen e quindi la Cina.” Ed ancora paragonò la sua atmosfera a quella decadente della Germania Est, drastica impressione scaturita al suo arrivo nel 1980 dopo quattordici anni vissuti in California. Egli lasciò la scuola ma reagì trovando vari lavori, impegni che dimostrano come il gigante bassista ebbe sempre la volontà di darsi da fare nonostante il problema del bere lo stesse sempre più attanagliando. Questa sua dedizione all’impegno fu poi importante per essere preparato al mantenimento burocratico e di public relations della band, una sorta di cuscinetto tra i media, promoter, discografici del tutto fondamentale. Geograficamente Aberdeen è delimitata a nord e ad est da una catena di ripide colline che sono anche un fastidioso separatore sociale. Infatti su queste vi abitano i ricchi proprietari delle segherie con accoglienti case in stile vittoriano, mentre ai piedi vi è la parte più povera dove Kurt crebbe. E poi ancora la presenza di capannoni industriali abbandonati rendevano il tutto più che mai soffocante tant’è che il leader stesso ebbe a dichiarare: “vivere qui è come fossi stato in un grande carcere”. In giorni tutti uguali appare evidente come un fatto di cronaca riguardante la comunità avesse ampia eco, notizie che spesso non lasciarono insensibile nemmeno Cobain. Una di queste fu l’arresto di una coppia di genitori che per anni aveva tenuto segregati i propri figli in una stanza con le finestre dipinte. Lasciati tutto il tempo in solitudine e al chiuso, questi bambini vedevano la madre unicamente quando entrava nella camera per portar loro da mangiare e per togliere la carta dove c’erano i loro bisogni. Uno di questi ragazzi poi liberati fu Grunt, colui che iniziò Kurt all’eroina divenendo il suo spacciatore. Impressionato dalla storia l’artista scrisse la canzone ed i testi in cui non mancano analogie tra la drammatica notizia e il tormentato rapporto con sua madre Wendy. “Paper Cuts” è un brano tetro, malato proprio come tutta la vicenda. E’ un suono claustrofobico e strozzato che non presenta alcuna via di fuga con la chitarra simile a lacci che stringono alla gola e coadiuvata da una sezione ritmica che infiersce con il suo cupo pulsare. Nella prima parte del testo si racconta perfettamente l’atmosfera di quella stanza, il momento del pasto servito come si fosse in cella, e quei giornali intorno che raccolgono il puzzo delle feci ed urine e che necessitano di essere cambiati per poter espletare nuovamente le proprie esigenze fisiologiche.
The lady whom I feel maternal love for Can not look me in the eyes But I see hers and they are blue And they cock and twitch and masturbate
La donna per la quale provo amore materno Non può guardarmi negli occhi Ma io vedo i suoi e sono blu E si reclinano e si contraggono e si masturbano
Kurt gioca con immagini forti e nello stesso tempo strazianti. E’ un amore edipico quello che prova per la madre. Wendy fu una bella donna e dopo la separazione dal marito Don Cobain ebbe altri amanti burberi se non addirittura violenti. Ma non poche volte suscitò anche gli apprezzamenti degli amici dell’artista che ebbero modo di incontrarla con ammirato stupore quando lo andarono a trovare a casa. Una gelosia non dichiarata fu anche alla base della loro disperata relazione affettiva, come si evidenzia sia dal non aver mai accettato i suoi nuovi patrigni sia quando, colta una volta in fallo ad amoreggiare pesantemente con un giovane nell’appartamento familiare, lui lo allontanò a malo modo. Ma la storia con la mamma fu anche quella di continui litigi che all’epoca dell’incisione del disco furono più che mai duri. Cacciato dal tetto familiare Kurt girovagò in più posti anche se non mancarono le occasioni in cui rientrò, ma solo per qualche giorno. Infatti bastò poco perché esplodessero di nuovo furiose dispute che determinarono necessariamente ulteriori distacchi. Il colore blu degli occhi citato nel verso è quello dell’iride di Wendy, uno sguardo intenso e affascinante che è poi lo stesso di suo figlio. A questo punto del brano c’è un crescendo ed il tutto si trasforma in grida disperate:
Why? I said so Nirvana
Perché? Così io dico Nirvana
Perché è avvenuto tutto questo? Perché a quei bambini è toccata quella sorte? Perché a Kurt ha subito un dramma interiore simile quando, fino ai suoi sei anni, la sua era la famiglia più felice del mondo? Kurt lo urla con una serie di “Why?” tromentati ai quali non sa dare una risposta e l’unico modo per cacciare, almeno per un po', i suoi demoni è “Nirvana”, ossia il suo gruppo nel quale stava riponendo tutte le sue energie e tutta la sua vita, ma anche l’eroina, colei che porta per un pò la pace e il distacco. Questa parola è l’unica che viene cantata con voce normale e rilassata, quasi abbia iniziato a far corso la sostanza tossica nelle vene. E il Nirvana-eroina fu anche la nuova vita di Grunt lo spacciatore, uno dei protagonisti della triste vicenda narrata. Il verso successivo ritorna nella claustrofobica ambientazione della stanza in cui tutto è buio e perverso e dove con le unghie si prova a strappare via la vernice che copre le finestre. Il mondo però sta per aprirsi, ma sarà poi così bello quello che c’è fuori? I reclusi vengono liberati, i genitori portati via, e subito i flash delle macchine fotografiche sono pronte ad immortalare il dramma e a rendere pubblico un episodio privato, seppur crudo. Si è subito protagonisti dopo l’autentico anonimato, una sorta di premonizione per Kurt davvero ignaro di quello che sarebbe stata la sua vita futura dove all’improvvisa fama si accompagnò un difficile rapporto con i media che spesso complicarono la sua esistenza con gossip riguardanti il suo abuso di droghe.
And very later I have learned to Accept some friends of ridicule My whole existence is for your amusement And that is why I’m here with you
E molto tardi ho imparato ad accettare alcuni amici del ridicolo la mia intera esistenza è per il tuo divertimento ed è per questo che io sono qui con te
Anche queste frasi sembrano manifestare un vaticinio di quello che avvenne in seguito nella sua carriera, ma è anche più concretamente una sorta di riflessione sullo stato attuale delle cose, quando, di fronte ad un futuro incerto non si trova una reale speranza ma un ancor più forte senso dell’abbandono. L’unico compagno può essere qualche sballato con il quale “farsi” insieme; la certezza è che per qualche ora ci sarà divertimento con la polvere bianca, l’unica compagna affidabile che non tradisce le attese.
to take me away che mi porterà via Subito dopo questo verso Kurt urla in delirio un’altra parola o frase incomprensibile in cui si può azzardare “you’re right” (“hai ragione”), quanto “your life” (“la tua vita”), ma è solo un ultimo spasmo prima di ritrovare il “Nirvana” decantato, come in precedenza, ancora sei volte. Il testo del brano è presente anche nei diari con l’ultimo verso molto toccante:
To take you - With me to - Your eyes are blue - Relief to Nirvana (“Abbandono al Nirvana”).
Gli occhi di Wendy sono ancora lì, come un’ossessione, ad essere invocati.
|